Direttiva casa green
Per un futuro più sano e sostenibile

Fagiolari S.r.l.

Il 12 ottobre 2023 è stato un giorno cruciale nel cammino verso un futuro ecologico per l'Unione Europea. Il Parlamento Europeo ha sancito la discussione conclusiva sulla tanto dibattuta direttiva "Casa Green" o, formalmente, la Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici – EPBD.
Questo provvedimento è al centro del pacchetto Fit for 55, progettato per ridurre drasticamente le emissioni di gas nocivi del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, puntando a zero emissioni entro il 2050. Come? Attraverso una massiccia riqualificazione del parco immobiliare e un sostanziale miglioramento dell'efficienza energetica.

In Italia, questa direttiva colpirà circa 1,8 milioni di edifici residenziali su un totale di 12 milioni, concentrandosi principalmente sulle abitazioni con classificazione energetica più bassa, ossia quelle nella categoria G. Ma cos'è questa classificazione? Si tratta di un sistema fondamentale che valuta il consumo energetico di un edificio, un requisito non solo per adempiere alla direttiva "Case Green", ma anche per conformarsi alle normative che richiedono la valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici.

La discussione attorno a questa direttiva è stata complessa, passando per fasi cruciali come il Trilogo, che ha affrontato aspetti come il raggiungimento di determinate classi energetiche entro precise scadenze. Ad esempio, si è discusso dell'obbligo per gli edifici residenziali di raggiungere la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033, e di rivedere la classificazione energetica dei Paesi membri, riservando la classe E al 15% degli edifici più energivori.

Tuttavia, non sono mancate le tensioni e le questioni irrisolte, come l'implementazione di ispezioni periodiche sugli impianti, la certificazione di esperti nel settore edilizio e sistemi di controllo indipendenti per gli attestati di prestazione energetica. La direttiva ha puntato anche a escludere alcune tipologie di edifici, come quelli storici o le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all'anno, dal perimetro degli interventi obbligatori.

Questi cambiamenti costituiscono un passo epocale verso una trasformazione sostenibile del settore immobiliare europeo. Tuttavia, è importante ricordare che l'approvazione della direttiva non implica automaticamente la sua attuazione. Gli Stati membri dovranno recepire la direttiva e adottarla entro il 2025, con piani nazionali integrati per l'energia e il clima che saranno sottoposti all'Unione Europea per l'approvazione.

L'Italia, con oltre il 75% degli edifici costruiti prima del 1991, si trova di fronte a sfide significative. La riqualificazione del 15% degli edifici più energivori, fissata per il 2023, potrebbe richiedere 630 anni, mentre la decarbonizzazione generale entro il 2050 potrebbe richiederne addirittura 3.800. Questi numeri evidenziano l'enormità dell'impegno richiesto e la necessità di un supporto finanziario adeguato per agevolare il processo di transizione.

In questo contesto, la revisione del sistema di detrazioni fiscali appare come uno strumento cruciale. La proposta prevede una riforma che unifichi le detrazioni per ottimizzare i tempi e ridurre i costi di riqualificazione, con un focus sugli interventi necessari per adempiere alla direttiva "Casa Green".

La questione delle sanzioni per coloro che non adempiono ai requisiti della direttiva è ancora aperta, ma si prospettano multe o altre misure coercitive. L'obiettivo rimane quello di ridurre le emissioni di gas serra e il consumo di energia degli edifici residenziali, con strategie delineate nei Piani Nazionali Integrati per l'Energia e il Clima – PNIEC.

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